Sax & Piano by Cindy
  
 

Non tornerà

(prequel di Tramonto, consiglio di leggere quel testo prima di questo)

 

Ero in classe, poco dopo l’inizio della ricreazione. Era il primo giorno di scuola. Guardai il libro che avevo in mano con un sorriso. Vidi qualcuno avvicinarsi a me, inizialmente non lo riconobbi. Lui mi guardò, e poco dopo fissò il libro che avevo in mano. 

– Non tornerà. – lo guardai senza capire.

–Cosa? Io… ma certo che tornerà! – esclamai io. Lui scosse la testa, senza guardarmi.

– Non tornerà – ripeté. Un pensiero iniziò a farsi strada nella mia mente.

– No…– sussurrai. –No. – ripetei, questa volta più forte.

–No, no, no! Tornerà! Tornerà! Stai mentendo! – gridai, mentre le lacrime erano riuscite a sfuggire al mio controllo e a scendere copiose lungo le mie guance ormai pallide.

Continuando a gridare queste parole scappai nel cortile. Non riuscivo a tornare in quella classe, che deteneva così tanti ricordi felici. Ma neppure fuori mi sentivo a casa mia. Quella scuola, prima così familiare, divenne improvvisamente estranea per me. Non mi ci riconoscevo più.

Continuai a correre lungo il viale. Non riconobbi nessuno dei volti. Non ero mai stata veloce a correre, ma improvvisamente mi sembrò di essere lentissima, e di essere sempre nello stesso posto. Mi stavo illudendo di poter scappare dal dolore che mi si stava riversando sopra. Ma per quanto corressi, questo mi raggiungeva sempre. Molti alunni si voltarono a guardarmi, ma non mi interessava. Non mi interessava neppure che ci fossero molti insegnanti nel cortile al momento. Non mi interessava di niente. Appena raggiunsi un posto un po’ più appartato degli altri, crollai in ginocchio. Il petto mi stava scoppiando, e non aveva nulla a che fare con la corsa. Volevo urlare. Volevo distruggere la scuola. Volevo…dovevo andarmene da lì. Sentii un forte senso di oppressione. Non potevo più respirare in quel posto. Dovevo andarmene. Era come se tutto fosse diventato più piccolo, se non ci fosse più aria. Nonostante i miei respiri profondi e sempre più frenetici, presto l’ossigeno venne a mancarmi del tutto.

Un’insegnante che passava di lì, preoccupata, si fermò. In un primo momento non me ne accorsi neppure.

–Sill! Sill! – sentii qualcuno chiamarmi, probabilmente lei stessa, ma sembrava tutto così lontano…

Scattai in piedi.

– Devo andarmene –  ripetei queste parole per molte volte, e mi stupii di quanto acuta risultasse la mia voce.

– Sill, calmati! Capisco che possa essere duro il primo giorno di scuola, ma di sicuro non può essere così drammatico! –  quasi risi, nell’accorgermi di quanto poco avesse capito.  Emisi un suono fra un singhiozzo e una risata. Mi accorgevo di diventare sempre più isterica, ma non potevo farci niente.

– Andarmene… aria–  ripetei ancora, la voce sempre più acuta.  

La vista iniziò ad annebbiarsi velocemente, finché non riuscii più a vedere niente. Non sentivo poi nient’altro che un rumore indistinto, lontano da me. Sembravano voci concitate, ma non avrei saputo dire. Continuai ad aggrapparmi a quelle parole, ripetendole all’infinito: “No… tornerà, tornerà… hai mentito, tornerà”, non riuscivo a far nient’altro che ripeterle. Mi aveva detto di quella possibilità, ma non l’avevo mai accettata. Qualcosa doveva succedere… e ancora, la parola “tornerà” uscì dalle mie labbra, come una nenia interminabile.

Non so quanto tempo dopo, mi ritrovai esattamente sul punto dove ero caduta in ginocchio prima. Ero sdraiata, e un numero di persone piuttosto ampio mi circondava. Inizialmente non riuscii a mettere a fuoco le voci. Sentii frasi indistinte, ancora molto lontane dal mondo in cui mi ero rifugiata.

– Ha avuto una crisi d’asma…–

–Era completamente isterica, non so cosa le sia preso…–

–Stava correndo a perdifiato, è sempre così calma.. –

– Ma cosa le sarà successo? –

–È quasi mezz’ora che è così…–

Ora sentii più chiara la voce della mia professoressa rivolgersi ad un’altra mia insegnante.

–Ha continuato a ripetere le stesse cose… chissà cosa significa? –

Riguadagnai un po’ di coscienza e con questa venni investita da un’ondata di dolore. Volevo chiudere di nuovo gli occhi, ma sapevo che ormai era troppo tardi. Si erano accorti di me.

–Sill! Ti sei svegliata! Cosa ti è successo? –

Mi sentii in dovere di rispondere a quelle voci che suonavano così accorate, ma riuscii a pronunciare solo un’altra volta:

– Tornerà…– fu un sussurro. Solo Alex, che era uscito a cercarmi dopo che ero scappata, mi comprese e mi strinse lievemente la mano. Normalmente gli avrei sorriso per questo gesto di amicizia, ma ero così stanca, riuscivo solo a pensare quelle poche cose che avevo ripetuto almeno un migliaio di volte.

– Non tornerà, Sill. – mi rispose, calmo. Io mi ostinai, arrabbiarmi mi impediva di cadere in depressione, doveva mentire, non c’era alcuna possibilità, doveva essere così…

– Ti sbagli. Tornerà! – dissi decisa, anche se sentivo che non veniva fuori molto più di un sussurro. Lui scosse la testa, sconsolato, e mi tenne ancora la mano, ma non disse niente.

–Sill, si può sapere cosa succede? – mi chiese la mia insegnante. Io mi alzai, faticosamente. Mi sembrava che tutto vorticasse, ma con uno sforzo di autocontrollo, riuscii a mantenere uno sguardo impassibile. Sapevo di avere probabilmente il volto devastato dalla sofferenza a cui mi ero arresa prima.

–Non è niente, professoressa. – dissi nel tono pacato che tutti conoscevano. – Non so cosa mi sia preso, sinceramente non mi ricordo molto delle ultime ore. –

Era vero. Da quando Alex mi aveva detto che non sarebbe tornata, non mi ricordavo che poco di ciò che era successo dopo. Lei annuì, comprensiva, ma dal suo sguardo capii che non ne era convinta. Provaii gratitudine per la sua decisione di non farmi pressioni. Anche perché sapevo che non avrei retto.

Entrai in classe, in quella nuova classe tanto simile a quella vecchia… in tempo per la lezione successiva a quella che ormai avevo perso.

Mantenni un volto rigido e distaccato. Risposi con le stesse parole che avevo detto alla professoressa a chiunque mi chiedesse qualcosa.

Da quel giorno sono cambiata radicalmente, lo so. Nessuno, tranne Alex, è mai riuscito a comprendere il mio cambiamento. Sono diventata più fredda, più distaccata. La Sill pacata, sempre allegra che tutti conoscevano è scomparsa. Semplicemente non permettere un’altra volta che le emozioni mi sovrastassero, così da allora lascio che mi scivolino addosso, come se fossi uno spettatore a ciò che mi accade. Se Alex non mi fosse rimasto accanto, penso che mi sarei estraniata completamente da questo mondo. È l’unico a cui permetto di avvicinarsi a me. Gli altri ormai lo sanno. È un amico fantastico. No, niente di più. È solo un amico. Ma il migliore amico che io abbia mai avuto e che tuttora abbia.

La mia vita sta andando avanti, giorno dopo giorno, come se niente fosse accaduto.

Eppure, quasi ogni giorno, non posso fare a meno di ripetermi:

–Tornerà…–

 

 

 

 

 

cindy@saxxx.eu